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Lentamente muore, l’ode alla vita di Martha Medeiros

Dicono sia meglio un giorno da leoni che cento da pecora, ma chi dice questo? E perché?
Chi crede in questo proverbio crede in una vita vissuta al massimo, crede in una vita piena di felicità, di emozioni, di empatia, di sensazioni, di amicizia, di amori, di incontri, di scoperte… Chi non vive, lentamente muore. A rendere chiaro il concetto è Martha Medeiros una scrittrice, filosofa e giornalista brasiliana, autrice di molte opere ma di una su tutte, una poesia che è un’ode alla vita, che racconta nel dettaglio come una vita non vissuta non fa altro che avvicinare l’uomo alla sua sconfitta, alla morte. L’unica cosa a cui non c’è rimedio è la morte ma anche chi non vive muore. La morte non è solo una condizione statica, ma è uno “stato sospeso”. Non è necessario che il cuore sia fermo per morire, basta non vivere e si è morti, ed è questo che si evince dalla poesia di Medeiros.

A Morte Devagar (letteralmente: “una morte lenta”, tradotta in italiano col titolo Lentamente muore) è una poesia pubblicata per la prima volta nel 2000 sul quotidiano Zero Hora di Porto Alegre, in Brasile, ed è spesso erroneamente attribuita al poeta cileno Pablo Neruda.

Il 24 gennaio 2008 la poesia è stata letta nel parlamento italiano dal senatore Clemente Mastella in occasione del voto di fiducia che ha portato alla caduta del secondo governo Prodi, ed è stata erroneamente attribuita, dallo stesso senatore, a Pablo Neruda.

Lentamente muore – ode alla vita

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare. Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Eh no, non credere, c’è differenza tra illudersi e smettere di sognare.
C’è differenza tra fare i soliti discorsi motivazionali e prendere coscienza che siamo noi a scegliere e a decidere come e quando agire.
C’è differenza tra la determinazione e la testardaggine.
C’è differenza tra la caparbia e la rigidità.
“Sono fatto così” è il più grande limite che puoi porti.
Sano è cambiare percorso. Sano è avere dei dubbi. Sano è sperimentare qualcosa di diverso.
L’equilibrio è nella flessibilità e non nella rigida ostinazione.
E’ la perdita della capacità di sapersi adattare a determinare molte sofferenze.
Fermati. Prendi consapevolezza dei tuoi automatismi. Rassicuranti ma di certo limitanti.
Tutto cambia, tutto evolve e tu pretendi davvero di rimanere sempre uguale?

A te che stai leggendo questa poesia e che davvero stai cercando di comprenderla, sappi che, rendere queste parole una filosofia di vita, o quanto meno provarci, è il regalo più bello che tu ti possa fare!

Fonti testo:
– www.filosofiablog.it/filosofia/regole