31 Ottobre, notte di terrore.
Fantasmi, zombie e streghe riprendono vita e animano le strade delle città. I mostri più spaventosi si risvegliano dal sottosuolo per seminare paura e follia.
Halloween, ogni anno che passa, viene festeggiato con calore crescente da grandi e piccini. La “mania” per il costume più agghiacciante diventa una vera e proprio sfida, la ricerca del terrore più puro è l’unica regola che vige sovrana.
In questa atmosfera di spiritelli ed esseri raccapriccianti uno dei re del terrore resta sempre lui, il mostro di Frankenstein.
Il romanzo di Mary Shelley ha un’origine assai curiosa. La scrittrice e il marito, ospiti di lord Byron, soggiornano in una villa sul lago di Ginevra. Il padrone di casa, per ingannare la noia decide di dar vita ad una sfida tra amici per scrivere il più terrificante racconto dell’orrore.
“Io mi dedicai a pensare una storia – una storia in grado di rivaleggiare con quelle che ci avevano spinti a questa impresa. Una storia che parlasse alle misteriose paure del nostro animo e che risvegliasse dei brividi di orrore – che rendesse il lettore timoroso di guardare dietro di sé, che gelasse il sangue e accelerasse i battiti del cuore. Se non avessi ottenuto tutto questo, la mia storia di fantasmi sarebbe stata indegna del suo nome.”
Frankenstein, o il moderno Prometeo è la storia del dottor Victor Frankenstein e della sua creatura, ricordata da tutti come il mostro di Frankenstein o, erroneamente, con lo stesso nome del suo creatore, Frankenstein.
Il mostro, espressione della paura per la tecnologia che si aveva al tempo del romanzo, è diventato un vero e proprio mito della letteratura. Frankenstein si concentra sulle paure umane, sulla ricerca estenuante del sublime, della perfezione, del diverso che però si traduce in terrore e distruzione.
Viktor, un ragazzo da sempre affascinato dalla medicina, dopo la morte della madre decide di allargare i suoi orizzonti orientandoli verso lo studio di una creazione perfetta, senza difetti o punti deboli, intelligente più dell’essere umano, immune a malattie o debolezze di animo e spirito. Notte dopo notte passa il tempo ad osservare la decomposizione dei corpi nei cimiteri, per cogliere ogni aspetto ed ogni sfumatura del corpo umano.
«Nessuno può immaginare la varietà di sentimenti che mi spingeva avanti, come un uragano, nel primo entusiasmo del successo. La vita e la morte mi sembravano limiti ideali che io per primo avrei oltrepassato, per riversare un torrente di luce nel nostro oscuro mondo. Una nuova specie mi avrebbe benedetto come il suo creatore e la sua sorgente; molti esseri felici ed eccellenti avrebbero dovuto a me la loro vita. Nessun padre avrebbe potuto esigere la gratitudine dei suoi figli in modo così totale quanto io avrei meritato la loro. Seguendo queste riflessioni pensai che se potevo dare vita alla materia inanimata, avrei potuto, in seguito (sebbene abbia ora scoperto che è impossibile), rinnovare la vita laddove la morte aveva apparentemente condannato il corpo alla corruzione.»
Il lavoro richiede passione e determinazione, ma una volta completato, il risultato si dimostra deludente e completamente diverso dal progetto iniziato. La creazione di Frankenstein è un essere mostruoso, brutto di aspetto e cattivo di animo. Pronto ad uccidere chiunque esso incontri, a seminare panico e terrore, il mostro si trasforma in un vero è proprio essere sovraumano ingestibile da domare.
Dopo una serie di uccisioni e terrificanti eventi, il creatore ed il suo mostro si rincontrano. Quest’ultimo gli chiederà di affiancargli una compagna, un essere simile a lui con la quale scappare in America. Inizialmente il dottore, disposto ad accontentare il suo terrificante “figlio”, inizia a lavorare a questa richiesta, ma ben presto decide di distruggere l’opera. Questa decisione lo costringerà a scappare in Irlanda per fuggire all’ira del mostro.
La sete di vendetta del dottore diventa irrefrenabile, volendo vendicare tutte le persone morte per mano sua e per mezzo del mostro. L’essere abominevole, invece, diventa sempre più umano iniziando a provare un senso di colpa e dolore per i terribili atti da lui compiuti.
Quello che si presenta un semplice racconto dell’orrore, in realtà ha rivoluzionato la morale dell’Ottocento. Il romanzo è lo specchio del desiderio inappagabile dell’uomo di andare oltre i limiti, di porsi alla pari con l’essere divino cercando addirittura di sorpassarlo.
Frankenstein fa riflettere i suoi lettori sul tema dell’impossibilità di raggiungere la perfezione, sulla difficoltà che l’uomo riscontra nel voler controllare un progetto più ambizioso delle proprie capacità e, non per ultimo, sulla complicata relazione tra il forzato tentativo di eliminare i punti deboli e ogni tipo di sentimento e la “forza” dell’animo nobile di uscire allo scoperto.