Alcuni pazienti che devono sottoporsi a intervento di protesi al ginocchio dopo che tutte le strade alternative alla chirurgia sono state tentate hanno il timore che il corpo possa “rifiutare” la protesi con un rigetto simile a quanto accade nei trapianti di organi. Si tratta in realtà di un falso mito, dal momento che soprattutto con le nuove e più avanzate tecnologie sia di impianto che soprattutto di produzione delle protesi con materiali innovativi ed all’avanguardia sempre più sicuri questo rischio è in realtà ridottissimo in termini percentuali.
Possono in effetti ancora verificarsi dei fenomeni di rigetto della protesi di ginocchio o della sua infiammazione, e per analizzarli dobbiamo in primo luogo fare chiarezza sulla composizione delle protesi di ginocchio, oggi generalmente costruite con una componente a contatto con la tibia composta da titanio rivestito da una superficie in polietilene ad elevatissima resistenza, e da una parte collegata al femore composta da uno schermo o scudo in metalli con cobalto, cromo o altre leghe speciali e biocompatibili. Tutti sono materiali che molto raramente scatenano reazioni da parte del corpo umano, ma alcuni individui sono particolarmente sensibili ed allergici al nichel, presente in minime quantità nello schermo femorale.
Ciò può scatenare dei fenomeni allergici con susseguente infiammazione cronica della parte e successivo scollamento della protesi, e per tali motivi è sempre opportuno informare preventivamente il chirurgo ortopedico che dovrà effettuare l’intervento se in passato si è sofferto di reazioni cutanee a contatto ad esempio con della bigiotteria o con alcuni tipi di monete; la soluzione a monte sarà rappresentata dall’impianto di una protesi “nichel free”, con scudo femorale realizzato in ceramica o in oxinium.
Quali sono i sintomi di rigetto della protesi di ginocchio?
Dopo l’impianto di una protesi di ginocchio è del tutto naturale il verificarsi di sintomi quali un leggero arrossamento della parte interessata, una sensazione di calore intorno all’articolazione come anche la presenza di lividi o ecchimosi. Tutti sono parte del fisiologico percorso di guarigione e cicatrizzazione delle ferite, un processo destinato ad esaurirsi nell’arco di qualche giorno o poche settimane andando gradualmente ad attenuare tali fastidi.
La condizione va però attentamente monitorata per essere certi che non insorgano sintomatologie ancora più accentuate che possono denunciare una possibile infezione.
Quali sono i sintomi di rigetto della protesi di ginocchio, e quando preoccuparsi? È possibile stilare un elenco di reazioni per le quali è raccomandato rivolgersi con urgenza al chirurgo ortopedico che ha operato, e che includono
- Eccessivo arrossamento della parte
- Stati di elevata alterazione febbrile
- Apertura o distacco dei bordi della ferita
- Presenza di secrezioni anche a distanza di giorni
In tali casi sarà infatti opportuna una visita medica specialistica per valutare lo stato dell’articolazione operata.
Cause e trattamento delle infezioni delle protesi di ginocchio
Una volta esclusa la possibilità di allergia al nichel, l’unico materiale che in termini statistici può scatenare una concreta reazione avversa, andranno analizzate le cause che possono aver comportato l’infezione della protesi al fine di procedere con il più corretto ed adeguato trattamento. Non è da escludersi infatti che il paziente abbia troppo sollecitato la parte operata prima di quanto prescritto dal medico, o che una sua condizione di sovrappeso abbia sottoposto a sforzi troppo intensi una protesi appena impiantata.
Cause di infezione della protesi di ginocchio
Infezioni impreviste sono sempre scatenate da batteri: per quanto l’intervento venga compiuto in ambiente appositamente sterilizzato ed asettico, con una corretta disinfezione della pelle ed anche con la somministrazione di antibiotici al paziente a cavallo dell’intervento, può comunque capitare in rari casi che dei batteri raggiungano la protesi attraverso l’incisione chirurgica o attraverso il flusso sanguigno. Va precisato tra l’altro che le protesi impiantate, essendo artificiali, non sono in grado di reagire alla presenza di batteri e non sono sensibili al trattamento antibiotico.
Il flusso sanguigno, inoltre, aumenta nella parte interessata dall’intervento per un certo periodo di tempo: anche questa è una normale reazione fisiologica dell’organismo che si sta “automedicando”, ma che in presenza di altre infezioni come quelle rappresentate da cistiti, prostatiti o sinusiti – per fare solo qualche esempio – rischiano di convogliare i batteri proprio verso l’articolazione.
Il trattamento delle infezioni delle protesi di ginocchio
Un trattamento di primo impatto e realizzabile senza eccessivi fastidi è praticabile nel caso l’infezione sia identificata precocemente, e consiste in un blando intervento chirurgico di richiamo finalizzato al lavaggio dell’articolazione ed alla sostituzione delle parti mobili in polietilene della protesi. Qualora invece l’infezione sia trattata tardivamente il lavaggio non è sufficiente e serve una più invasiva bonifica dei tessuti interessati con annessa sostituzione degli impianti. Tale intervento risulta essere molto più impegnativo e traumatico persino rispetto a quello di primo impianto, e può essere compiuto con successo solo da un chirurgo ortopedico altamente specializzato in protesi in quanto comporta anche una duplice fase, la prima per la bonifica dei tessuti e sostituzione della protesi con una soluzione temporanea e la seconda con il nuovo impianto.
Per queste ragioni è sempre raccomandato di non temporeggiare all’insorgere dei primi sintomi di rigetto della protesi di ginocchio o di infiammazione, ma avviare subito tutti i necessari screening.