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Parodontite: cos’è, cause e rimedi

Tra le malattie più pericolose per la salute dei denti c’è la parodontite. Questa patologia, conosciuta anche con il nome di piorrea, va a colpire i tessuti che si occupano di mantenere i denti saldi nella loro sede.

La sua insorgenza provoca dei sintomi che spesso sono simili a quelli di una semplice gengivite, ma se sottovalutata, o se si rimandano le sedute di controllo dal dentista, la parodontite può causare la perdita dei denti.

Che cos’è la parodontite

La parodontite è una malattia delle gengive molto diffusa soprattutto negli adulti. Solitamente, la sua origine è di natura batterica. La placca e il tartaro che si accumulano tra denti e gengive, infatti, vanno ad aggredire la gengiva interessando progressivamente anche i tessuti come il legamento parodontale e l’osso alveolare, responsabili della stabilità dei denti.

Con il passare del tempo, e se non vengono presi provvedimenti, si arriva alla mobilità degli elementi dentari fino alla loro perdita.

Quali sono i sintomi della parodontite

Diagnosticare la parodontite in fase iniziale può non essere semplice. Infatti, alcuni sintomi come il sanguinamento e il gonfiore gengivale possono essere confusi con un’infiammazione, ma quando si verifica anche la formazione di piccoli ascessi vicino alle radici dei denti e si è in presenza di denti mobili che si spostano dalla loro sede, allora non ci sono dubbi che si tratti di questa malattia.

Tra i sintomi più evidenti della parodontite c’è la formazione della tasca parodontale: in pratica, la gengiva vicino alla radice del dente forma uno spazio dove si vanno ad annidare i batteri. Inoltre, si verificano spesso recessioni gengivali diffuse e alitosi.

La parodontite non solo è una malattia che rovina il sorriso, ma può comportare gravi complicazioni e, per questo motivo, è necessario recarsi dal dentista appena compaiono i primi disturbi. Se siete affetti da questa patologia, potrete trovare degli utilissimi consigli cliccando sul link: https://www.dentistalorellopadova.it/blog/parodontologia/ e leggere un interessante approfondimento sulla Piorrea e su tutte le possibili cure.

Intervenire precocemente, infatti, non solo permette di preservare la salute e l’estetica della bocca, ma consente anche di evitare la perdita di denti e di prevenire eventuali patologie cardiache che, secondo l’Harvard Health Publishing sono più frequenti nei soggetti che soffrono di parodontite.

Cause della parodontite, quali sono le più comuni

Sono soprattutto le infezioni batteriche e l’accumulo di placca e tartaro a causare la parodontite andando a rovinare l’osso e la gengiva. Tuttavia, questa situazione non si verifica solo quando si ha una scarsa igiene della bocca, ma anche in presenza di un sistema immunitario poco reattivo, se si segue un’alimentazione povera di nutrienti o se si ha il vizio del fumo.

Inoltre, secondo alcuni studi, anche la depressione e l’ansia possono favorire lo sviluppo della malattia parodontale nei soggetti predisposti. Infatti, questi stati emotivi andrebbero ad agire in maniera negativa sulla risposta immunitaria dell’organismo che non riuscirebbe a contrastare l’insorgenza delle patologie infiammatorie. Attenzione dunque a tutelare la vostra salute psicologica (ecco una guida per capire se la psicoterapia funziona) al fine di prevenire problematiche gravi come la parodontite.

Parodontite: come curarla

Rivolgersi al proprio dentista di fiducia e sottoporsi regolarmente a visite di controllo e sedute d’igiene è importante per prevenire questa patologia. Tuttavia, se la malattia è già in fase avanzata, il trattamento endodontico è sicuramente la soluzione più efficace. Infatti, la polpa e i tessuti infiammati vengono rimossi e disinfettati, mentre si procede alla devitalizzazione del dente. Inoltre, vengono inseriti dei materiali di supporto che consentono di dare stabilità ai tessuti profondi e di evitare la caduta dei denti.

“Disclaimer: Questi testi non vanno intesi come indicazioni di diagnosi e cura di stati patologici, pertanto è sempre consigliato rivolgersi al proprio medico curante”.