Quando si parla di uremia, ovvero di presenza di urea nel sangue, si fa riferimento ad una condizione patologica che è tipica della condizione di insufficienza renale, e che spesso si verifica quando i reni sono in difficoltà nell’eliminazione degli scarti.
La uremia è infatti lo stadio terminale della condizione di insufficienza renale ed è caratterizzata, appunto, dall’accumulo all’interno del sangue di sostanze di scarto (sostanze azotate) che i reni non riescono più ad eliminare efficacemente. A questo punto, la soluzione disponibile è quella della dialisi, che permette di depurare il sangue grazie ad un sistema esterno, oppure del trapianto di reni, laddove possibile e se il paziente è nelle condizioni di poter sopportare l’operazione.
In caso di insufficienza renale, i reni quindi non riescono ad eliminare le sostanze di rifiuto, che quindi si accumulano nel corpo causando una sindrome tossica da ritenzione di sostanze tossiche nell’organismo rinvenibile per mezzo di specifici esami del sangue.
Tipica degli stadi avanzati e finali dell’insufficienza renale, quando i reni sono incapaci di eliminare l’urea, i fosfati, la creatina e le sostanze acide, spesso la uremia ha come corredo sintomatologia sintomi come vomito, nausea, odore di urina anche dall’alito, pressione alta, gambe gonfie, fame d’aria, prurito.
Il paziente può accusare anche disturbi della sensibilità, ad esempio sensazione di formicolio alle gambe e alle braccia, ritenzione idrica, crampi alle gambe, poco appetito, sudorazione, colorito pallido.
In casi gravi, si possono presentare anche convulsioni, coma e anche la morte.
Cause dell’uremia: quali sono?
Come abbiamo detto, l’uremia è lo stadio finale dell’insufficienza reale e quindi viene causata spesso da malattie renali gravi, malattie reumatologiche, tumori, patologie cardiovascolari che compattano insufficiente perfusione renale, intossicamento da metalli pesanti, farmaci e tossine che mette a dura prova il lavoro dei reni.
Cause dell’uremia possono anche essere infezione da HIV, vasculiti, presenza di sostanze tossiche per i reni.
Diagnosi dell’uremia
Per diagnosticare l’uremia vengono effettuati esami del sangue, che sono mirati a valutare la funzionalità dei reni valutando la presenza di sostanze come creatina, urea e VFG.
Questi tre sono i parametri più importanti che vengono valutati per effettuare la diagnosi di uremia e poter di conseguenza impostare un trattamento.
Se vengono riscontrare quantità eccessive di queste sostanze, significa che i reni non riescono più a lavorare correttamente e quindi si è di fronte ad un caso di insufficienza renale molto grave.
Il trattamento dell’uremia
Di fronte ad un caso di uremia, in genere si possono prevedere due tipologie di interventi, uno conservativo ed uno che prevede il trapianto di rene:
- la dialisi, sia classica che peritoneale a seconda dei casi. L’emodialisi depura il sangue grazie ad un macchinario esterno al corpo, una specie di vero e proprio rene artificiale che supplisce all’inefficienza dei reni del paziente: va ripetuta 3-4 volte a settimana e dura diverse ore. La dialisi peritoneale viene fatta invece a casa, senza andare in ospedale, e quindi è più indicata, se possibile, per mantenere una migliore qualità della vita perché impatta meno sulla routine della persona che la deve effettuare.
- Il trapianto di reni. Questa procedura è considerata se si è a disposizione di un rene sano da un donatore. Il paziente, dopo il trapianto, deve assumere dei farmaci anti rigetto che diminuiscono le possibilità che il corpo possa rigettare l’organo trapiantato.
I due interventi in questione possono esser necessari per aumentare la sopravvivenza del soggetto e soprattutto per consentire che i pazienti possano mantenere una certa qualità di vita. Oltre a ciò il paziente a cui è stata diagnosticata l’uremia deve seguire un regime alimentare ferreo per poter garantire un miglior funzionamento dei reni.