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Il Fine giustifica i mezzi – Niccolò Macchiavelli

Niccolò Machiavelli è stato uno storico, filosofo, scrittore, politico e drammaturgo italiano.

Come Leonardo da Vinci, Machiavelli è stato definito uomo rinascimentale e inoltre considerato il fondatore della scienza politica moderna.

Due sono le fasi che scandiscono la vita di Niccolò Machiavelli: nella prima parte della sua esistenza egli è impegnato soprattutto negli affari pubblici e, in secondo luogo, nella scrittura di testi di limitata portata teorica e speculativa.
A partire dal 1512 si apre la seconda fase segnata dal volontario allontanamento dello storico e filosofo toscano dalla politica attiva.

Il Principe è un trattato di dottrina politica scritto nel 1513, nel quale Machiavelli espone le caratteristiche dei principati e dei metodi per mantenerli e conquistarli. Si tratta senza dubbio della sua opera più nota e celebrata, quella dalle quale sono nati il sostantivo “machiavellismo” e l’aggettivo “machiavellico”. L’opera non è attribuibile ad alcun genere letterario particolare, in quanto non ha le caratteristiche di un vero e proprio trattato; se ne è ipotizzata la natura di libriccino a carattere divulgativo. Il Principe si compone di una dedica e ventisei capitoli di varia lunghezza; l’ultimo capitolo consiste nell’appello ai Medici ad accettare le tesi espresse nel testo.

Il Principe

Per raggiungere il fine di conservare e potenziare lo Stato, viene popolarmente e speculativamente attribuita a Machiavelli la celebre frase: “il fine giustifica i mezzi” secondo la quale qualsiasi azione del Principe sarebbe giustificata, anche se in contrasto con le leggi della morale.

Pur non essendo letteralmente uguale a quella che conosciamo, il senso è evidentemente molto simile alla sua forma popolare. Il punto è che nel testo del Principe la frase è riferita espressamente ad azioni legate alla ragion di stato, dunque generalizzarla a qualunque fine, il più onesto ma anche il più immondo, è una deformazione piuttosto grossolana e fuorviante. Machiavelli in un altro passaggio, sempre in riferimento al Principe, spiega che cosa sia la pazzia, contraddicendo in parte quanto detto sopra: ” perché un principe che può fare quello che vuole è un pazzo; un popolo che può fare ciò che vuole non è savio.”

Perciò è pazzo colui che crede di poter dire e di poter fare quello che vuole. In altre parole è pazzo colui che pensa che il fine giustifichi i mezzi. In Machiavelli, la salvezza dello Stato è necessaria e deve venire prima delle personali convinzioni etiche del Principe, poiché egli non è il padrone, bensì il servitore dello Stato.

La frase: “il fine giustifica i mezzi” ha sintetizzato superficialmente il pensiero di Machiavelli, che certo non è stato il primo filosofo ad aver cercato di capire la politica in chiave razionale e scientifica. Il problema dell’organizzazione sociale ed in definitiva dell’amministrazione e del mantenimento del potere è stato affrontato in ogni epoca ed in ogni civiltà.

Nel suo caso voleva giustificare eventuali azioni scorrette del principe nel momento in cui potevano servire a salvaguardare l’ordine ed il potere dello Stato. Questo perché il fine era nobile e per raggiungere un obiettivo puro dal punto di vista morale si poteva eventualmente accettare atteggiamenti immorali.

Come potrebbe essere applicata questa frase nella vita quotidiana?

Da sempre le persone ritenute oneste e corrette cercano di raggiungere i propri obiettivi attraverso mezzi consoni all’etica umana. Così ci insegnano i nostri genitori, i professori a scuola, la società. Nel momento in cui cerchiamo di arrivare al nostro obiettivo con metodi ritenuti non etici veniamo definiti scorretti. Questo perché fin da piccoli abbiamo ricevuto un’educazione che ci insegnava il “modo” in cui era giusto comportarci in determinate occasioni. Per questo le persone, ogni qual volta hanno uno scopo, cercano di ottenerlo con azioni e comportamenti che si adeguano alle regole etiche e morali e che danneggiano il meno possibile le persone coinvolte nell’atto. Tutto ciò perché quelle azioni ritenute “sbagliate” sono punite dalla legge o possono ferire altri individui. Un esempio potrebbe essere il mentire a fin di bene, anche se si è compiuto un gesto altruistico nei confronti dell’altra persona, resta il fatto che in automatico si sono messi in dubbio la sincerità di una persona e la fiducia verso l’altra. Quindi, se bisogna seguire l’etica, le leggi, il buon comportamento e la morale, la famosa frase di Machiavelli “il fine giustifica i mezzi” viene sicuramente considerata non veritiera.

Eppure, molti in accordo con il pensiero machiavellico, ritengono che il fine possa giustificare le azioni compiute per raggiungerlo. Ovviamente se vi sono mezzi innocui ed eticamente corretti per poter raggiungere uno scopo, senza dubbio si spera che molti usino quelli (sappiamo che non è così ma proviamo ad essere fiduciosi verso il prossimo), ma se in una situazione bisogna ricorrere a metodi “meno giusti”, e se quella situazione può risultare benefica per noi o per le persone a noi care siamo poi così sicuri che non esiteremmo ad usarli?

Il fine è qualcosa che noi, da individui, poniamo sempre al primo posto. È qualcosa che ci eleva e ci rende esecutori delle nostre azioni, che ci spinge a voler conoscere i nostri limiti, che ci porta alla felicità e che oltre ogni cosa ci fa andare avanti. Se una persona non ha uno scopo nella vita, allora in un qualunque momento potrebbe dubitare dell’importanza della propria esistenza. Gli scopi che ci poniamo per il nostro futuro sono la nostra fonte di vita. Machiavelli, nel suo trattato, descrive le caratteristiche comportamentali che un principe dovrebbe avere per poter ben governare. Lui crede che il principe sia autorizzato a “fingere” un buon comportamento e ad usare qualunque mezzo a sua disposizione, etico o militare, per il bene dello Stato. Questo perché la maggior parte dei cittadini è solita osservare la parte esteriore del principe e guardare al fine dell’azione, che sia una vittoria in guerra o l’attuazione di una nuova legge.

Si potrebbe quindi concludere dicendo che si può usare ogni mezzo per arrivare ad uno scopo, purché il fine da raggiungere possa giovare ai diretti indirizzati e non colpirne altri, e cioè quando il fine non sia benevolo solo a colui che compie l’atto. Questo perché, se così non fosse, chi si è posto di raggiungere un fine sarebbe l’unico a goderne i risultati, e ciò si identificherebbe nella tirannia e nell’egoismo.

Fonti di testo:
– https://it.wikipedia.org/wiki/Niccol%C3%B2_Machiavelli
– Beatrice Cullina (a cura di), Niccolò Machiavelli, Hachette editore, Milano 2015

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